About me

Chi sono io? Un folle, un visionario, uno psicotico...ma anche un padre...son ciò che sono e ne son fiero. Se ti va di far sosta da queste parti e di andare oltre la scorza sei benevnuto, ma se sei qua per giudicare, pontificare, criticare senza proporre soluzioni alternative, calunniare, diffamare, seminare scontento e parlare alle spalle...cambia zona che qua il fuoco brucia.
Ho imparato che nella vita è giusto venire a compromessi, trovare punti di incontro, ma è anche giusto affrontare di petto certe situazioni ed eradicarle.
The choice is up to you



lunedì 17 dicembre 2007

Intervista a Moni Ovadia

Tratto da: http://www.articolo21.info/notizia.php?id=5864

LAVORO E DIRITTI. INTERVISTA A MONI OVADIA

Sguardi senza un orizzonte
di Elisabetta Regutti

"Il lavoro oggi è precario, subalterno, pericoloso e tossico. Come si può chiedere di rispettare dei doveri a chi non ha diritti e vive nel limbo di una situazione lavorativa precaria? Sono persone che pur creando e producendo ricchezza non vengono riconosciuti. Il lavoro deve essere sicuro e pagato adeguatamente in modo da permettere una vita dignitosa".
Moni Ovadia, attore teatrale, musicista e compositore, conversa con Articolo21. Dalla rappresentazione dell'omino di "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin travolto dagli ingranaggi, agli occhi smarriti e privi di speranza dei compagni di lavoro delle cinque vittime del tragico ed annunciato rogo
dell'acciaieria di Torino.

Che cosa è cambiato?
Il '900 è stato il secolo delle grandi lotte operaie per dare dignità al lavoro. Il capitalismo non ha concesso nulla, ha solamente ceduto. La battaglia della classe operaia è culminata con la resistenza antifascista. Il crollo del comunismo ha rimosso quello spazio "antagonista" capace di contrapporsi a quel capitalismo che,
nell'impeto della flessibilità, ha tolto dignità al lavoro. Ha brutalizzato la condizione dei lavoratori relegandoli a figure di secondo piano della rappresentazione del liberismo spersonalizzato che oggi si nasconde dietro a termini come "risorse umane" anziché uomini, cittadini e lavoratori. Se è vero che "l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro" la bugia più grande è rappresentata dai fatti.

Per la prima volta i funerali di queste vittime del lavoro sono stati oggetto di una diretta televisiva. C'è qualcosa in più oltre all'impatto mediatico? Quanto è accaduto è sufficiente per dire che stiamo assistendo ad un passaggio epocale e culturale?
Può essere un fondamentale punto di partenza per innescare un meccanismo che riporti l'attenzione del mondo politico e istituzionale sulla sciagura di una deriva etica del nostro Paese. Basta con la comunicazione e la televisione lasciate nelle mani di "nani e ballerine". Quegli operai che hanno accompagnato i loro compagni ci hanno insegnato una grande lezione di civiltà che nessuno, in particolare i partiti, può permettersi di lasciar cadere.

Alcuni sostengono che urlare paga e gli operai dovrebbero fare come i camionisti che nei giorni scorsi hanno messo in ginocchio l'economia del paese. Lei cosa ne pensa?
Penso che gli operai siano troppi intelligenti per muoversi con atti ricattatori. La classe operaia è matura e colta. Ha dimostrato di non rispondere alla carneficina provocata dall'incuria dei propri datori di lavoro con azioni violente. Tuttavia i lavoratori devono rispondere con una lotta democratica in grado di rilanciare la propria cultura. Non sono una specie in via d'estinzione e non sono un'infelice e
marginale popolazione di paesi lontani. Gli operai sono 5 milioni di persone che insieme alle loro famiglie rappresentano un quarto dell'Italia: una potenza. La classe operaia non va lasciata sola perché è un pilastro fondante della nostra società.

In questo contesto sociale esiste una solidarietà e una vicinanza per i superstiti della guerra del lavoro?
L'Italia è una nazione capace di grande solidarietà. E' un Paese che sa esprimere alti valori di vicinanza. Lo dimostrano le numerose associazioni nate dalla volontà di pochi ma che riescono a coinvolgere i tanti. Ma per i familiari delle vittime del lavoro non basta la solidarietà della gente. Devono intervenire le aziende che vanno messe di fronte alle loro responsabilità. Dopo aver distrutto vite e legami familiari le imprese devono restituire ciò che spetta di diritto a quanti rimangono, alle vedove e agli orfani. Anche lo Stato deve svolgere la sua funzione di garanzia e riferimento sociale. Mi riferisco all'aggiornamento delle politiche di welfare basato su di uno stato di diritto che garantisca tutele. Le ricadute di una privatizzazione dei settori dell'assistenza sociale, della scuola e dell'informazione pubblica potrebbero essere devastanti in quanto potrebbero aggravare situazioni di povertà, intesa come dimensione più ampia del concetto.

Nella flessibilità imposta dall'organizzazione del lavoro esiste una prospettiva di dignità del lavoratore?
Il lavoro oggi è precario, subalterno, pericoloso e tossico. Come si può chiedere di rispettare dei doveri a chi non ha diritti e vive nel limbo di una situazione lavorativa precaria? Sono persone che pur creando e producendo ricchezza non vengono riconosciuti. Il lavoro deve essere sicuro e pagato adeguatamente in modo da permettere una vita dignitosa. Il capitalismo oggi è animato da personaggi senza un
volto, senza etica ed umanità: un capitalismo spersonalizzato partorito da un'ideologia del mercato che non è più in grado di riconoscere l'essere umano.

La passata edizione del " Mittelfest" di Cividale del Friuli, da lei diretto, ha avuto come tema il lavoro. Che ruolo hanno la cultura e la comunicazione?
Fondamentale. Bisogna riuscire ad allontanare qualsiasi figura di "barbaro vestito di paillettes". Un grande merito spetta alle trasmissioni che dimostrano un alto senso civico nel fare informazione partendo dai temi della vita e in particolare il lavoro,
la sua sicurezza e la dignità delle persone.

17/12/2007

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